L’AVS è il pilastro principale della previdenza-vecchiaia svizzera. La sua situazione finanziaria, tuttavia, non è buona. Le spese superano largamente le entrate: nel 2015, l’eccedenza delle spese è stata di 600 milioni di franchi; sarà di 1,4 miliardi nel 2021, di 7 miliardi nel 2030 e di oltre 15 miliardi di franchi l’anno a partire dal 2045.
La riforma “Previdenza-vecchiaia 2020” non risolve i problemi finanziari dell’AVS, anzi. L’aumento dell’età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni crea sì delle entrate supplementari di 1,2 miliardi di franchi l’anno ma, parallelamente, le rendite saranno aumentate (più 70 franchi al mese, rispettivamente aumento del tetto massimo per i coniugi al 155%), per cui gli oneri dell’AVS progrediranno di 1,4 miliardi di franchi. Risultato finale: in caso d’accettazione della riforma, l’AVS dovrà spendere 200 milioni di franchi l’anno più di oggi.
L’aumento dell’IVA di 0,6 punti percentuali e dei prelievi sui salari dello 0,3% sono di un’utilità solo apparente. Certo, queste misure generano 2,1 miliardi in più da parte dell’IVA e 1,4 miliardi di franchi in più dal lato dei prelievi sui salari ma questi aumenti d’imposta nuoceranno durevolmente ai consumatori e all’economia. Inoltre, il loro effetto sarà annullato molto rapidamente: le generazioni degli anni a forte natalità (1955 al 1969) andranno in pensione nei prossimi 15 anni, l’aumento delle rendite AVS sarà ancora più difficilmente sostenibile. L’AVS ricadrà quindi molto presto nelle cifre rosse: il suo deficit raggiungerà 3 miliardi nel 2030, 7 miliardi nel 2035 e 12 miliardi di franchi l’anno a partire dal 2045.
Il secondo pilastro della previdenza-vecchiaia è attualmente colpito da una massiccia ridistribuzione di fondi a scapito dei giovani e a vantaggio degli anziani. Poiché le rendite garantite non possono essere finanziate con le quote a causa dei tassi di conversione troppo elevati, gli attivi sovvenzionano le rendite versate attualmente in ragione di 5,3 miliardi di franchi l’anno. Questa ridistribuzione sarà sì attenuata dall’abbassamento previsto del tasso di conversione dal 6,8 al 6%, ma l’aumento della rendita AVS, che è principalmente finanziata dai giovani, accresce di nuovo il divario fra le generazioni.
Conclusione: la revisione della previdenza-vecchiaia approvata dal Parlamento federale accelera la marcia dell’AVS verso la rovina e grava troppo sui consumatori, sulle giovani generazioni e sull’economia. Il 24 settembre 2017 bisogna votare NO.